tutorial - Euro Grafica snc - Cagnasso

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GUIDE

Brevi guide per neofiti










Autori: Marco Cagnasso, Effrem Cagnasso
copia e distribuzione consentiti

I marchi delle Società menzionate negli articoli sono registrati
e proprietà delle rispettive Società.
(Non abbiamo percepito denaro per pubblicizzare prodotti e/o software.)


LO SCANNER

Per ottenere un file fotografico

occorre un dispositivo che trasforma una immagine su carta

(o su pellicola) in un file digitale.

Il sistema più serio per farlo è quello di utilizzare uno scanner.


La scansione delle foto è la parte più delicata del processo fotografico digitale

perchè tutto quello che viene dopo fino alla stampa dipende da questa fase.

Lo scanner per fotografia deve essere uno scanner professionale e non un multifunzione.

Il motivo per il quale sconsigliamo il multifunzione

è perchè quasi la totalità dei modelli è incapace di produrre file di buona qualità.


Il migliore scanner che offre un ottimo rappoto qualità/prezzo e che si trova facilmente sul mercato

è lo scanner Epson Perfection V800 Photo (o, se si trova ancora, il V700)




che in dotazione ha l'eccellente software di scansione SilverFast ai.




Tutti gli scanner che sono inferiori a questo modello
non sono professionali e daranno file di scarsa qualità.
Il costo di uno scanner professionale al giorno d'oggi si aggira a meno di 600 Euro

ed è veramente molto basso se pensate che nel 1995

uno scanner del genere costava intorno ai 15 milioni di lire

e non aveva un decimo delle qualità di questo!

Ora, dopo questa breve introduzione, vediamo le impostazioni da settare per fare una scansione

con uno scanner.
Per prima cosa occorre tenere presente che il file generato
dalla scansione non deve essere troppo grande nè troppo piccolo.
In ogni caso, un file grande può sempre essere rimpicciolito alla dimensione voluta
(e l'unico inconveniente di cui soffre è che è più difficile trasmetterlo via internet),
mentre un file piccolo può essere ingrandito, ma la qualità rimane bassa come il file originale piccolo.

Insomma le impostazioni dello scanner sono fondamentali
per generare un file di qualità ottimale e di conseguenza un'immagine stampata di qualità.

I punti fondamentali da considerare nella scansione sono:


  • l'inquadratura: permette di tagliare via tutta la parte dell'immagine che non serve e quindi di non sprecare spazio del file inutile.

  • la definizione: determina la dimensione del file ed è fondamentale per permettere di ottenere la qualità necessaria per fare stampe di qualità.

  • le impostazioni di contrasto e del colore: spesso non vengono considerate perchè molti driver le impostano automaticamente

  • il tipo di file generato: se j-peg si deve impostare correttamente la qualità del salvataggio.


Preparazione
Per fare una scansione si accende lo scanner, si avvia il programma dedicato che controlla lo scanner ad es. SilverFast, Epson Scan, CanonSan, ecc.
Se possediamo uno scanner Epson, possiamo usare EpsonScan oppure, meglio ancora, Silver Fast.


Si pulisce la foto da scannerizzare con un panno morbido e asciutto facendo attenzione a non rigare le foto con superficie lucida.
La si pone sul vetro dello scanner e si chiude il coperchio.
Per le carte d'identità con rivetti e graffette occorre porre attenzione che la foto sia bene contro al vetro
magari avendo cura di interporre uno straccio tra il coperchio e il retro della foto.
Se possibile al limite rimuovere le graffette e i rivetti in modo che non facciano spessre allontanando la foto dal vetro
e quindi rischiando di andare fuori fuoco. La foto aderente al vetro garantisce un'ottima messa a fuoco e quindi migliore nitidezza.
Le foto molto lucide come ad esempio le stampe Cibachrome non vanno troppo pressate altrimenti si formano gli anelli di Newton
che sono degli anelli colorati che si vedono sul file causati dall'interferenza ottica della luce che si rifrange sulla foto durante la scansione.

Scansione
Si comincia facendo l'anteprima:
si preme sul bottone "anteprima e lo scanner fa una passata veloce per mostrare cosa c'è sull'area di scansione.
Si traccia col mouse l'area che va scansionata: si comprende in quest'area tutto quello che vogliamo rimanga nella foto, abbondando di qualche millimetro tutto intorno che non guasta mai.
Si imposta la definizione a cui vogliamo fare la scansione
Per esempio se la foto da scannerizzare è su una carta d'identita o comunque la foto è una fototessera la definizione ottimale da impostare è 1200 dpi. Se l'area della scansione è 10x15 cm si imposta 400 dpi.
Se la foto è una foto di gruppo e l'area della scansione è appena 1,5 cm di diametro si imposta 1600 o 2400 dpi.
La regola generale è che se

il soggetto è grande la definizione di scansione va impostata bassa
e viceversa

se il soggetto è piccolo la definizione va alta.
Oltre la definizione è importante considerare le impostazioni del colore, contrasto e saturazione.

Per regolare opportunamente
questi parametri preferiremmo che consultaste scrupolosamente i manuali dei vostri dispositivi...

La regola generale in ogni caso è evitare di tagliare dei livelli utili:

le impostazioni automatiche (che spesso si possono personalizzare) a volte tagliano i livelli dei neri e delle luci

e questo dà immagini contrastate e povere di dettagli in queste zone.

E' preferibile spostare i cursori degli istogrammi in fase di preparazione alla scansione che regolano l'esposizione in zone più esterne

ai livelli limite dell'immagine. E' preferibile, nelle foto con molte ombre, ottenere immagini con gamma più chiari che scuri

per aprire le ombre.

Viceversa per le foto molto chiare è preferibile tenere il gamma verso toni più scuri

per preservare la trama dell'immagine nelle luci.


esempio di immagine scannerizzata corretta con tutti i livelli compresi nella regione dei cursori.

Troviamo trama e dettagli sia nelle luci che nelle ombre.





Esempio di immagine con le luci tagliate.

Sono scoparsi trama e dettagli nelle luci.





Esempio di immagine con le ombre tagliate.

Sono scomparsi dettagli e trama nelle ombre.





Esempio di immagine con ombre e luci tagliate:





Gli esempi sono esagerati per mostrare in modo evidente cosa succede.

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Prima della scansione consigliamo di disattivare tutti i filtri che tolgono retini o mettono a fuoco
perchè, se per alcune foto sono opportuni, per altre sono molto deleteri ed è consigliato ricorrere ai filtri
più personalizzabili in post scansione di Adobe Photoshop o programmi simili.

Salvataggio del file
Premuto il bottone "Scannerizza" il programma chiede come salvare il file.
Impostare tipo di file j-peg

(se per uso interno si può salvare anche in TIFF, ma consigliamo il j-peg che è un tipo di file più versatile).

Attenzione che il file j-peg è un file con compressione con perdita,
pertanto occorre specificare adeguatamente la compressione:
una compressione molto alta dà un file piccolo e brutto, una compressione bassa dà un file grande e bello.
In questo solitamente si imposta un valore che offra una qualtà buona e quindi una compressione di circa 1/10.

Fate molta attenzione a non salvare un file troppo compresso

perchè il risultato è quello di avere un file orribile.




TIPI DI FILE

Ogni applicazione che gira su PC genera un tipo di file diverso a seconda di cosa serve a fare l'applicazione.

Un programma per scrivere testi come BloccoNote, NotePad, SimpleText, TextEdit, genera, al salvataggio, dei file di testo (piccoli e leggeri).

Le applicazioni che lavorano le foto come Adobe Photoshop o Microsoft Paint,
generano, al salvataggio del lavoro, dei file immagine raster (grandi in proporzione al numero di pixel della foto).

I programmi vettoriali come AutoCad, Adobe Illustrator, FreeHand,
generano, al salvataggio del lavoro, dei file vettoriali che si possono assimilare ai file di testo (piccoli e leggeri).
Fanno anche parte dei programmi vettoriali i programmi di impaginazione come Adobe InDesign e Quark-Xpress.

I programmi di scrittura che possono incorporare immagini assieme al testo come Microsoft Word, Microsoft Excel, LibreOffice Write generano dei file misti. Questi file se non contengono immagini, sono leggeri come i file di testo, mentre se contengono immagini possono essere grandi in proporzione ai file immagine inseriti assieme al testo.


I nomi dei file generalmente hanno un'
estensione che di solito è costituita da un punto seguito da tre (o quattro) lettere al termine del nome del file.
Un esempio:
pippo.docx
"
pippo" rappresenta il nome del file, mentre ".docx" rappresenta l'estensione.
Spesso le estensioni dei file non sono visibili perchè i sistemi operativi (Windows, MacOs) le possono nascondere per impostazione predefinita.

L'estensione del file serve per riconoscere il tipo di file e di conseguenza il programma che lo ha generato o che comunque lo può aprire per poterlo leggere o modificare.
Così i file: pippo.doc, cartolina.docx, LetteraAmici.docx sono file di Word;
i file: marco.tif, VacanzaMare.jpg, pluto.jpg sono file immagine e possono essere aperti per esempio da Photoshop.
Ancora i file: istruzioni.pdf, Manual.pdf, catalogo.pdf sono file di Adobe Acrobat e si possono leggere con Adobe Acrobar Reader che si scarica gratuitamente dal sito www.adobe.it .

Un tipo di file che ha acquistato sempre più importanza nel tempo è proprio il file .pdf (di Adobe Acrobat).
Questo tipo di file, incorpora sia i testi, che le immagini, che le font utilizzate per scrivere il documento.
E' multipiattaforma (Windows, Mac, Linux, ecc) e si suppone che possa essere visualizzato e stampato su tutti i dispositivi allo stesso modo.
Questo tipo di file è l'unico al momento che permette di "chiudere" il file:
infatti un documento .pdf non si può modificare (almeno non accidentalmente).
Molti pensano che inviando un documento di Word a qualcuno egli possa visualizzarlo nello stesso modo in cui lo vede chi lo ha scritto: NO attenzione...!
Chi apre un file di Word non ha nessuna garanzia di vederlo nello stesso modo che lo vede chi lo ha scritto. Per fare ciò deve esportare il file nel formato .pdf. Solo in questo modo ha la presunta sicurezza che il file venga visualizzato nello stesso modo di chi l'ha creato. Un'avvertenza: generando un file .pdf occorre sempre controllare che venga incluso nel file tutto quanto serve: font, profili, ecc. Inoltre molti programmi generano file pdf, ma la garanzia
di avere un file "in regola" si ha solo usando i programmi Adobe (es. InDesign) che sono i "genitori legittimi" del file .pdf.


TIPI DI FILE RASTER FOTOGRAFICI

I file fotografici (tecnicamente chiamati raster) sono file che contengono tutte le informazioni per stampare o visualizzare le fotografie.

Una immagine è costituita da un insieme ravvicinato di punti contigui (da qui raster o griglia).
Ogni punto rappresenta un pixel e ogni pixel può essere rappresentato con dei valori numerici.

Questi valori numerici rappresentano il colore e la densità di quel pixel, mentre l'ordine con cui

vengono scritti i valori dei pixel all'interno del file ne rappresentano la posizione.


Esempio di frazione di immagine molto ingrandita:

si notino le serie di pixel contigui che formano l'immagine





A seconda che il file sia RGB, CMYK, o altro,

i valori numerici che definiscono ogni pixel sono
nel caso dell'RGB (Red=rosso, Green=verde, Blue=blu) gruppi di tre valori,
nel caso del CMYK cioè Cyan, Magenta, Giallo e Nero, rappresentati da gruppi di quattro valori.

Ci sono dei file a più di quattro colori, ma questo esula da questa guida.

Normalmente i file immagine sono RGB,

ma sappiate che in grafica (per la stampa litografica, serigrafica, tipografica, tampografica e rotocalco) si usano quelli CMYK.

Normalmente quando si ha bisogno di file CMYK si parte comunque da file RGB che vengono convertiti

seguendo delle procedure particolari in CMYK. Non basta semplicemente fare converti da RGB a CMYK:

per fare una procedura corretta occorre specificare da quale profilo colore si parte e a quale si vuole arrivare,

per avere le tonalità dei colori rispettate nei rispettivi spazi colore.


Generalmente in fotografia si lavora con file RGB.


I file immagine vengono chiamati raster perchè

sono effettivamente costituiti da una griglia di valori contigui come i punti che la costituiscono.

Questo significa che ogni punto (ogni pixel) che costituisce un'immagine RGB viene descritto da tre numeri.
Mentre un pixel di un file CMYK viene descritto da quattro numeri.


Questi numeri possono assumere dei valori all'interno di un intervallo ben preciso.
Per i file RGB, che sono quelli che ci interessano,
normalmente possono assumere valori da 0 a 255 per ogni colore
si parla di file RGB a 24 bit (8 bit R  +  8 bit G  +  8 bit B).
(8 bit in binario corrispondono a 256 valori in decimale).
Ogni pixel di un file immagine può essere descritto da tre valori ciascuno dei quali
può assumere dei valori da 0 a 255.
Così un pixel (di un file RGB) molto scuro avrà i tre valori valori vicini allo 0
mentre un pixel bianco avrà i tre valori prossimi a 255, un pixel rosso avrà valori tipo 255,0,0 e uno verde valori tipo 0,255,0, ecc

Anche se lo standard più diffuso è quello a 24 bit,
esistono dei file immagine che hanno una dinamica più estesa,
ovvero una scala di grigi o di colori può essere rappresentata con un maggior numero scalini di densità/colore.
Per esempio ci sono i file di nuova generazione dei telefonini HEIC i quali hanno un range personalizzato.
Alcuni scanner hanno la possibilità di operare con un range più esteso
ad esempio RGB a 48 bit (16 bit per colore; 16 + 16 + 16 = 48) che permette di ottenere sfumature più accurate
ma presenta il grave difetto di non essere sempre compatibile con le applicazioni che devono usare i file generati.

Quando si è cominciato a lavorare con le prime immagini digitali intorno agli anni '90, sarebbe stato opportuno lavorare
con 10 bit per colore, ma dato l'impiego di maggiore memoria, troppo preziosa per l'epoca
e la disponibilità di sensori di immagine (sia di scanner che di telecamere/fotocamere) di scarsa qualità rispetto agli attuali,
è stato utilizzato lo standard a 8 bit per colore.
Nelle sale cinema con proiettori digitali da 4K o 8K attualmente si parla di file a 12 bit per colore,
anche se in questo caso non paliamo di file raster, ma di file video che sono diversi.
Sappiate che con un file standard RGB a 24 bit classico, si può disegnare una tavolozza con al massimo 16.777.216 colori (16 milioni di colori tutti diversi)
dove cogliere la differenza di colore di ogni scalino è difficile
mentre con un file 10 bit per colore (30 bit) si può disegnare una tavolozza di 1.073.741.824 colori (1 miliardo di colori)
dove cogliere la differenza di colore di ogni scalino è praticamente impossibile anche per un occhio allenato.
I file 16 bit per colore infatti hanno senso solo nei file grezzi delle fotocamere o scanner che devono essere trattati
in post produzione perché la differenza di colore tra uno scalino di colore e quello successivo
non è nemmeno rappresentabile dalla maggior parte dei dispositivi elettronici
e quindi è impercettibile anche da notare dall'occhio umano.


I file, indipendentemete se RGB o CMYK (LAB o altro),

possono essere scritti (salvati) in modo diverso.

E' un po' come se potessimo salvare lo stesso scritto con caratteri diversi.


A seconda di come sono scritti assumono un'estensione diversa.

Per esempio possiamo avere un file RGB salvato in j-peg e lo stesso file salvato in TIFF.
In sostanza, quando apriamo i due file non notiamo quasi nessuna differenza.
La differenza sostanziale è che il j-peg è un tipo di file che supporta la compressione con perdita di qualità.
Significa che il j-peg permette di avere file più leggeri a scapito della qualità.
Quando si salva un file immagine da Photoshop, per esempio, possiamo scegliere il livello di compressione.
In base a quanto si comprime cambia la qualità dell'immagine.
E' consigliabile mantenere la compessione medio bassa in modo da avere una qualità buona.
In genere in una scala di qualità da 1 a 12 si imposta QUALITA' 10 che in genere offre un rapporto di compressione di 1/10. Lo stesso file in TIFF occupa pertanto uno spazio dieci volte superiore. Questo ci permette di salvare un'immagine da 10 MByte (10 Mega) e ottenere un file j-peg da 1 Mega. Lo stesso file salvato in TIFF (.tif) occupa 10 Mega.
Nota: I tiff nelle ultime versioni del protocollo supportano la compressione j-peg, pertanto è possibile trovare dei file TIFF compressi anche se il TIFF si usa per salvare il file così com'è senza perdite di qualità.

Esistono decine di altri formati: gif, png, pict, ecc, in ogni caso si consiglia di usare il j-peg per i file da trasmettere per e-mail ed eventualmente il TIFF o il PSD (Photoshop) per i file da salvare sul proprio disco.


RIASSUMENDO:
un file raster (quindi un file immagine)

può essere di tipo:
RGB, CMYK, (o altri)   a 24 bit, 36 bit, 48 bit ... per colore

e può essere salvato in:
j-peg, TIFF, HEIC, GIF, PNG ...




IL CELLULARE COME SCANNER

Il cellulare può essere usato
per sostituire lo scanner in situazioni di emergenza.
Ovviamente la fotocamera deve essere di una certa
qualità altrimenti non conviene ricorrere a questa soluzione.



Vediamo come utilizzarlo al meglio.

Se il sistema operativo del vostro telefono
ve lo permette (es. Android), impostate la fotocamera
con la maggiore definizione possibile.

Per prima cosa pulite con un fazzoletto di carta l'obiettivo del cellulare.
Ponete l'originale da fotografare su un foglio a quadretti
che abbia i quadretti quadrati e non rettangolari
ben illuminato dalla luce naturale del giorno (non dal sole diretto
ma solo dalla luce naturale del giorno).

Ponetevi col cellulare alla minima distanza possibile dall'originale prima che si sfochi
e scattate tenendo la mano più ferma possibile.
Fate attenzione a non fare ombra con il cellulare
e che non si notino riflessi dati dalla superficie della foto.
Nel caso ripetete lo scatto spostandovi un po' dalla posizione precedente.

Se avete posto l'originale su un foglio a quadretti e scattato in modo che
attorno all'originale si vedano un po' di quadretti
sarà possibile in seguito correggere le distorsioni
causate dal non corretto allineamento del cellulare alla perpendicolare della foto.


INVIARE I FILE DAL CELLULARE

Se il vostro cellulare è uno smartphone
può inviare i file sia tramite WhatsApp, imessage, o altri metodi che tramite e-mail.
Siccome WhatsApp non permette di trasferire direttamente i file ad un computer desktop,
ma soltanto ad un altro cellulare e spesso comprime le immagini con perdita,
è preferibile inviare i file via e-mail.

Per inviare i file via e-mail seguite i seguenti passi:

Se avete ricevuto un messaggio da WhatsApp e dovete mandarlo per e-mail
1) aprite il messaggio e selezionate il testo. Copiatelo.
2) Aprite l'applicazione delle foto, selezionate il file che vi è arrivato da WhatsApp,
3) cliccate sul pulsante condividi, cliccate per e-mail così si apre l'app delle mail,
4) impostate il destinatario e l'oggetto
5) incollate il testo,
6) aggiungete i commenti e inviate.
Ricordate che i commenti sono sempre graditi
perchè spesso chi riceve il messaggio non è la stessa persona
con la quale avete già parlato per mettervi d'accordo sull'invio del messaggio.

Se invece avete scattato con il cellulare e dovete inviare il file della foto:

1) Aprite l'applicazione delle foto, selezionate il file che vi interessa,
2) cliccate sul pulsante condividi, cliccate per e-mail così si apre l'app delle mail,
3) impostate il destinatario (es: info@cagnasso.it) e l'oggetto (es. foto di Mario Rossi)
4) aggiungete i commenti e inviate.




COSA SONO LE E-MAIL

E-Mail = electronic mail = posta elettronica.
Le e-mail sono un metodo per scambiare messaggi
tra dispositivi.
Sono state uno dei primi sistemi
di comunicazione tra computer per scambiare messaggi di testo.
Sono state talmente ben studiate dai loro creatori
che ora, con piccoli arrangiamenti, funzionano da più di cinquant'anni
e permettono di scambiare testo, foto, documenti e file di dimensioni anche notevoli.

Le e-mail funzionano con un sistema client-server
ovvero i computer o dispositivi che si scambiano i messaggi
non sono collegati direttamente tra loro,
ma fungono da client e comunicano con un server
che è sempre acceso e sempre disponibile.
In questo modo i client (gli utenti) per comunicare tra loro
non hanno bisogno di essere connessi tra di loro contemporaneamente.

Per poter usufruire del servizio di posta elettronica
ogni utente deve disporre di una propria casella di posta elettronica.
La casella è privata ed è unica in tutto il mondo.
L'indirizzo di posta è composto da due parti:
parteA@parteB. Le due parti sono separate dalla chiocciola.
La parteA indica la casella dell'utente mentre la parteB il server che conserva la posta dell'utente.


QUALI METODI PER ACCEDERE ALLE E-MAIL

Ci sono vari sistemi per accedere e scaricare i messaggi.

- web mail
un sistema è nel connettersi al sito del fornitore della casella di posta
(es. : www.virgilio.it)
con il proprio browser web preferito e fare il log-in.
In questo modo, attraverso a dei pannelli, è possibile consultare, spostare, cancellare ecc
la posta in arrivo, quella spedita ecc.

- client di posta
un sistema più comodo, è quello di
utilizzare un client di posta
cioè un'applicazione
dalla quale si può gestire la posta in locale in modo più veloce e semplice della web mail.
I client di posta possono essere Outlook, LiveMail, Thunderbird ecc.
Personalmente uso Mozilla Thunderbird perchè va molto bene ed è simile
alle vecchie versioni di Outlook del 2010, inoltre è gratuito essendo un progetto open source
ed è multipiattaforma = Windows, Macintosh OSX, Linux.
Tra le impostazioni del client di posta è bene far notare che si
possono configurare sostanzialmente in due modi:
POP oppure IMAP.
POP fa in modo che ogni volta che ci si collega, scarica TUTTA la posta
sul proprio dispositivo.
POP NON SINCRONIZZA la posta tra diversi dispositivi, in genere si usa nel caso si possegga
un solo pc o si acceda con un solo dispositivo.
IMAP invece non scarica tutta la posta, ma la lascia sul
server e mantiene sincronizzate le cartelle tra i dispositivi.
Ovviamente tutti i dispositivi devono avere le stesse impostazioni (IMAP tra tutte)

Attenzione: le caselle di posta elettronica sono da considerarsi dei contenitori,
pertanto ogni tanto è bene svuotarle per evitare che si riempiano fino a saturarsi.


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